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2 anni agoon
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ener2crowdIl discorso sulla transizione energetica è davvero molto ampio e variegato. Spesso capita quindi che argomenti, anche molto importanti, vengano lasciati in secondo piano nella scena di dibattito globale. Alcune informazioni che meriterebbero maggiore visibilità vengono invece dimenticate dai media. La causa? Forse il clima di complessità che sembra circondare a volte questo argomento.
Ecco 4 informazioni che non sapevi sulla transizione energetica:
Secondo un report pubblicato nel 2019 dalla Commissione Europea, le bioenergie coprono più della metà del fabbisogno energetico proveniente dalle fonti rinnovabili. Oltre il 96% delle bioenergie vengono prodotte all’interno dell’Unione Europea, riuscendo così a contribuire all’autonomia energetica. In cosa consistono? Le bioenergie sono realizzate da materiali di origine biologica – in genere provenienti da scarti agricoli – che modificate attraverso vari processi, portano alla produzione di biomasse (come il pellet), biocarburanti (carburanti biologici) e bioelettricità (energia elettrica e termina). Il maggiore utilizzatore è il settore del riscaldamento e raffreddamento domestico, che consuma circa il 75% di tutta la bioenergia prodotta tramite biomasse. Le biomasse sono quindi diventate protagoniste in questo scenario, grazie alla silvicoltura il pellet di legno è diventato un’importante vettore energetico.
La bioenergia potrebbe ricoprire un ruolo vitale nel raggiungimento degli obiettivi 2030 per il clima europei, ma bisognerà porre una maggiore attenzione ai metodi di produzione delle biomasse che dovranno puntare alla sostenibilità e dovranno essere più attenti sia alle emissioni che alla deforestazione e perdita di biodiversità.
Si prevede anche un aumento del 25% nella produzione globale di biocarburanti, ma alcuni studi la ritengono comunque una prospettiva di crescita insufficiente. La bioenergia è una delle chiavi che può portare alla transizione energetica, ma serve un maggiore sforzo di innovazione in settori come il navale, l’aviazione e l’industria.
Un’altra conferma della convenienza della transizione energetica arriva dal mondo del lavoro. Si stima che il passaggio alle energie rinnovabili porterebbe alla creazione di molti più posti di lavoro rispetto a quanti se ne perderanno nell’industria dei combustibili fossili.
La stima della perdita di posti di lavoro nell’industria dei combustibili fossili a livello globale conta un numero che può sembrare molto alto: 7,4 milioni entro il 2050. Ma non bisogna disperare, in quanto il numero creato dall’avanzamento delle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica è di gran lunga superiore: +19 milioni entro il 2050. Complessivamente il guadagno netto si stima essere di 11,6 milioni di posti di lavoro nel settore energetico.
Bisogna però fare i conti con le politiche di transizione, non solo dell’energia ma anche della forza lavoro. Agire in previsione del cambiamento significa adottare nuove politiche di istruzione e formazione per adattare le competenze e massimizzare il valore. Una sfida che non sarà semplice per alcuni Paesi, ma che potrebbe portare ad importanti vantaggi.
È necessario allineare il settore finanziario alla sostenibilità e alla transizione energetica, perché investire oggi significa portare valore e sviluppo. Investire nella transizione energetica può portare quindi a vantaggi sia per l’economia che per la sostenibilità. Per questi motivi si stima che per ridurre le emissioni di carbonio sarà necessario aumentare gli investimenti nel settore energetico da 93 trilioni di dollari a 120 (+ 30%) entro il 2050. Significa che gli Stati dovranno investire circa il 2% del PIL globale medio annuo in settori come le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, ma anche in reti energetiche e flessibilità delle stesse.
Le istituzioni devono fare la loro parte e puntare sempre di più su green bond e investimenti in ESG per portare allo sviluppo di posti di lavoro e PIL. Anche i singoli possono svolgere un ruolo chiave inserendo i propri risparmi in forme più democratiche di investimenti green, come il lending crowdfunding. Questa tipologia di investimenti, oltre ad aumentare PIL e occupazione, consente di aumentare l’accesso ai finanziamenti per le imprese che vogliono investire nella transizione energetica.
Si stima che il 17% della domanda di energia globale sia utilizzata solo per gli impianti di condizionamento e il trend è in aumento. Per quanto riguarda l’impatto del riscaldamento degli edifici, si stima che in Italia esso provochi quasi più inquinamento del settore dei trasporti. Le tecnologie per impattare di meno in questi settori esistono e possono essere anche molto efficaci, ma la loro adozione è ancora troppo lenta. Il tasso di ristrutturazione degli edifici si attesta ad appena l’1% annuo, un dato che non può ancora portare ad un cambiamento significativo nella riduzione delle emissioni globali.
L’efficientamento energetico è fondamentale per l’edilizia oggi, perché si tratta di un settore ad elevata richiesta energetica e ad alte emissioni di carbonio. Esistono molte soluzioni da adottare ed è necessario aumentare di almeno tre volte il tasso di ristrutturazione degli edifici. Anche in questo caso gli investimenti dei singoli Stati devono puntare ad una crescita di opportunità, ma anche le singole persone possono scegliere di fare la differenza promuovendo azioni di investimento in questo settore.