Green Economy
Sostenibilità e Blockchain: intervista al Gruppo “Consulenza e Risorse”

Published
4 anni agoon
By
ener2crowd
Sostenibilità e Blockchain: intervista al Gruppo “Consulenza e Risorse”
La sostenibilità è divenuta negli ultimi tempi il tema centrale degli investimenti aziendali, dei processi di gestione e dell’efficienza energetica. In questo contesto, le nuove tecnologie presenti hanno assunto il ruolo da protagonista per migliorare e massimizzare questa nuova visione orientata alla green economy. Tra queste, la blockchain garantisce gli strumenti migliori per raggiungere l’obiettivo e migliorare le performance. Per comprendere pienamente la sua funzione, abbiamo intervistato Luca Di Domenico e Luigi Jovacchini, rispettivamente responsabile della business unit Energia e ambiente e CIO e Fondatore di Consulenza e Risorse, società specializzata nel settore. Ecco cosa ci hanno detto.
In una società in cui le frontiere della innovazione sembrano essere sempre più distanti dalla realtà quotidiana, pur essendo sempre più integrate, perché è importante ricordarci dell’importanza della sostenibilità energetica e ambientale?
Luca di Domenico: Negli ultimi anni molte aziende hanno intrapreso percorsi di sostenibilità ambientale ed energetica seri e non meramente ai fini di una brand reputation, il cosiddetto greenwashing. Chi lo ha fatto, oggi ha una minore incidenza dei costi, marginalità sul processo incrementate e consapevolezza di ulteriori possibili barriere da abbattere attraverso innovazione e ricerca.
Ai benefici per le imprese si uniscono i benefici per la collettività e per le future generazioni: il processo di adattamento ai cambiamenti climatici è in corso e ogni decisione, strategia, comportamento dei singoli e delle comunità sui temi dell’ambiente e dell’energia ha un effetto concreto e tangibile già oggi.
L’incremento medio delle temperature, ad esempio, sta cambiando radicalmente i profili di consumo del vettore elettrico sia negli end-user che nel mondo manifatturiero.
Il cambio nei rapporti di forza tra l’Europa e la Cina nell’ambito del riciclo delle plastiche ha di fatto trovato impreparato l’assetto industriale del nostro continente che per troppi anni non ha investito in ricerca sul tema del recupero e delle materie prime seconde.
L’emergenza COVID-19 di questi giorni segnerà lo scenario economico e sociale a livello mondiale: puntare all’efficienza energetica ed al controllo dei processi ambientali significa anche rafforzare il proprio business evitando di sprecare risorse importanti da destinare al sostegno degli investimenti ed alla ri-partenza dopo questo momento difficile.
Quali credete possano essere i risvolti più importanti per le aziende che scelgono di intraprendere un percorso di crescita o trasformazione green?
Luca Di Domenico: Il percorso di trasformazione richiede competenze multidisciplinari e una preliminare azione di diagnosi per definire interventi e strategie realmente efficaci.
I concetti di Energy Efficiency First e Zero Waste applicati ai processi aziendali forniscono un booster importante al miglioramento delle performance globali: i ritorni economici degli interventi, che incidono spesso anche nei comportamenti, sono immediati e richiedono in alcuni casi investimenti modesti. Inoltre, la condivisione dei progetti all’interno dell’azienda e nel contesto locale consente anche di aumentare il senso di appartenenza all’azienda che si prende cura dell’ambiente in cui opera.
Nella nostra esperienza di supporto alle imprese sui temi dell’ambiente e dell’energia, a valle dei progetti di efficientamento e di innovazione ambientale, ci sentiamo dire “avremmo dovuto farlo prima”. La chiave è intervenire adesso.
Quanto credete che possa essere un tema di rete di imprese o di strategia locale piuttosto che nazionale?
Luca Di Domenico: In Europa l’uso efficace delle fonti energetiche ha ispirato, nella direttiva 2001/2018/UE, il concetto delle comunità energetiche e degli autoconsumatori di energia da fonti rinnovabili. I Sistemi Efficienti di Utenza, anche se con molte difficoltà, iniziano a strutturarsi: occorre però per rendere virtuoso il modello di rete di imprese, poter gestire, in modo automatizzato e notarizzato, lo scambio di energia al suo interno tra chi produce troppo e chi è energivoro.
Il potenziale degli smart contract basati sulla tecnologia della blockchain potrebbe favorire questo modo di condividere l’energia.
Nel settore del recupero e trattamento dei rifiuti il tema delle reti è fondamentale: la vera sfida delle cosiddette materie prime seconde non è solo di natura tecnologica (come recuperare le frazioni singole per consentirne il ri-uso). Il valore aggiunto lo si trova nell’individuare funzioni nuove a materiali apparentemente di scarto che mediante la condivisione di obiettivi e progetti consente, in rete, di cogliere opportunità nuove.
E’ possibile che il movimento venga accelerato dal basso?
Luigi Jovacchini: I progetti legati all’economia circolare ed all’uso razionale delle fonti energetiche hanno visto negli ultimi anni un incremento di proposte anche “dal basso”: l’uso di strumenti nuovi quali il crowdfunding e la diffusione di piattaforme dedicate sicuramente ne ha aumentato la diffusione.
L’accelerazione che anche il recente decreto milleproroghe ha dato alla sperimentazione dell’autoconsumo collettivo ed alle comunità di energie rinnovabili in Italia, dimostra la volontà di ampliare la finestra di opportunità anche di piccole iniziative virtuose, le quali hanno anche un impatto in termini di social reputation, ma hanno meno attitudine a sposare progetti più complessi e di attuazione più rapida come quelli richiesti dalle imprese.
È auspicabile che imprese e territori ragionino insieme sull’uso delle risorse energetiche ed ambientali del contesto, promuovendo progetti insieme, dal basso.
Nella vostra esperienza lavorativa quotidiana sul territorio nazionale, quanto è profonda e diffuso la sensibilità a livello locale nel tessuto civile e imprenditoriale?
Luigi Jovacchini: Volendo semplificare ci troviamo ancora a dialogare con una iniziale propensione “alla bolletta ed ai rifiuti”, come elementi marginali rispetto alle esigenze aziendali. Nel caso dell’energia l’ambito dell’efficientamento è ancora molto spesso confuso con la produzione di energia da fonti rinnovabili. Declinare le possibili soluzioni e le opportunità, anche con leve finanziarie oggi disponibili, apre spesso scenari inattesi che vengono approfonditi con entusiasmo in quanto una baseline culturale sulle sensibilità in materia ambientale è ormai diffusa.
Notate differenze sostanziali o di velocità tra le diverse realtà?
Luigi Jovacchini: Più che differenti velocità sotto il profilo geografico, notiamo approcci molto più consapevoli da parte di imprese che hanno ormai stratificato strumenti di controllo e gestione dei processi mediante metodologie consolidate: avere degli indicatori, indicizzare le performance sotto il profilo qualitativo e/o produttivo consente di avere maggiore apertura agli aspetti energetici ed ambientali quando li si declinano in maniera corretta a valle di audit specialistico condotto.
D’altro canto, le imprese più giovani e snelle, anche non strutturate, appaiono maggiormente consapevoli delle conseguenze anche “sociali” della loro attività e interpretano il processo di cambiamento delle politiche sostenibili come elemento di impegno nei confronti delle comunità.
Quanto è importante che imprenditori e professionisti come voi vivano e diffondano l’esempio di più “patinati” nomi del global business economic hub?
Luigi Jovacchini: È importantissimo. Il nostro lavoro dimostra che tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa di concreto. I cambiamenti non sono (quasi) mai radicali; vanno per step, e ognuno può fare la propria parte con i mezzi che ha a disposizione.
Stante la situazione attuale dei mercati finanziari e della loro redditività e delle recenti “tragedie” degli istituti bancari, quanto è difficile convincere le persone di un’esistenza di un’opportunità che ti fa guadagnare facendo del bene?
Luigi Jovacchini: Le nuove generazioni (millenials) sono consapevoli che occorre fare qualcosa per salvaguardare il Pianeta in cui stanno crescendo. La sensibilità verso questo argomento, nei giovani sino a 35 anni è al 73%. Sono loro che spingono verso i nuovi strumenti di investimento (equity crowdfunding, reward crowdfunding, lending crowdfunding). Le generazioni precedenti si sono avvicinate ai nuovi strumenti di investimento fintech, ma non hanno ancora del tutto switchato rispetto a sistemi più tradizionali (obbligazionario, azionario..). Il dramma mondiale dei cambiamenti climatici ha reso tutti più consapevoli, senza distinzione di generazioni, spingendo verso nuovi strumenti di investimento
Come vedete quindi la blockchain al servizio dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile, con particolare riferimento ai temi dell’energia?
Luigi Jovacchini: Sono argomenti dove la blockchain e la tokenizzazione, possono dare il giusto impulso e incremento a investimenti, tracciabilità (anche verso i consumatori e/o utenti finali), notarizzazione di tutta la value chain.
Nel settore dei rifiuti l’uso della blockchain ha un elevato potenziale stante la necessità, già oggi prevista dalla norma e attuata da sistemi convenzionali, di garantire la tracciabilità piena di ogni passaggio tra i diversi attori che ruotano nel settore (produttore, trasportatore, impianto di recupero, impianto di smaltimento).
Sul profilo ambientale è anche interessante l’applicazione della blockchain ai sistemi di controllo in remoto delle performance ambientali di centri e/o aziende ad elevato impatto ambientale: pensare alla pubblica amministrazione, le comunità locali e le aziende con impianti ad elevato impatto ambientale che accedono allo stesso blocco immutabile, condiviso e non intermediato di informazioni potendo consultare dati di monitoraggio e dissolvendo in questo modo il mai risolto conflitto tra chi produce il dato, chi lo monitora e chi vi accede solo per conoscenza della qualità dell’aria che respira.
Sul lato energetico come accennato ci sono ampi campi di applicazione della tecnologia blockchain: dal peer-to-peer trading alle piattaforme di trading, alla gestione decentralizzata.
La blockchain (unita a altre tecnologie) consente di ridurre i costi, agendo su manutenzione, ridistribuzione e controllo a distanza garantendo un sistema complessivamente più efficiente.
Ma in definitiva perché la sostenibilità energetica ha nella blockchain un grande alleato?
Luigi Javocchini: Perchè la soluzione blockchain permetterà di creare un ambiente trusted nel quale saranno tracciati e iscritte le informazioni in merito a consumo e generazione dell’energia. La blockchain garantisce la visibilità di queste informazioni e l’immutabilità delle stesse, senza dimenticarci che la blockchain abilita attraverso gli smart contract l’esecuzione automatica dei contratti stabiliti, con la conseguente automatizzazione anche della remunerazione ai prosumer in relazione alle informazioni iscritte su blockchain.