Andrea Goltara è il direttore del Cirf – Centro italiano per la riqualificazione fluviale – associazione che svolge un importante ruolo nella definizione dei regolamenti fluviali.
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Laureato in ingegneria per l’ambiente e il territorio. Ha lavorato come ricercato all’estero ed è tornato in Italia, dopo essersi occupato di un progetto alle Galapagos, per dedicarsi ai fiumi e al territorio.
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Il Cirf si occupa di informazione e divulgazione sulla gestione più naturale dei suoli.
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Perché c’è bisogno di persone come Andrea? In Italia si ha un approccio molto orientato verso le infrastrutture e la cementificazione, provocando dissesti idrogeologici. A volte si possono creare più danni cercando di mettere in sicurezza il territorio.
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Altri aspetti da considerare sono l’utilizzo delle acque per l’irrigazione di campi agricoli e l’utilizzo dell’idroelettrico e del mini-idroelettrico.
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Questi sono problemi che se mal gestiti possono portare a gravi conseguenze. Oggi due fiumi su tre sono interrotti da dighe o da altre opere. Solo il 37% dei fiumi più lunghi di 1.000 km è ancora libero di scorrere senza ostacoli, ma solo il 23% fluisce senza interruzioni fino al mare.
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Anche quando si parla di grandi fiumi, non ce ne sono più che scorrono liberi fino al mare, con impatti devastanti sulla biodiversità locale.
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L’Italia è già un paese ad alto rischio desertificazione e per questo è ancora più importante proteggere i nostri fiumi e gestirli in maniera consapevole.