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Climate Change

Combustibili fossili e greenwashing: parole parole parole

Gaia Simonetti

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Purtroppo non è una novità, ma è arrivato un nuovo studio scientifico a confermarcelo: le grandi compagnie petrolifere fanno greenwashing.

 

Cosa ci dicono gli esperti?

Lo studio prende in considerazione i report aziendali e le azioni registrate nelle analisi finanziarie di 12 anni, dal 2008 al 2020 delle principali aziende produttrici di combustibili fossili: ExxonMobil, Chevron, Shell e BP. L’attività di queste quattro aziende è responsabile di oltre il 10% delle emissioni globali climalteranti dal 1965.

Se si vogliono raggiungere gli obiettivi di Parigi e mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5°C le attività di produzione petrolifera dovranno calare drasticamente. Ma nonostante le parole di impegno per la transizione energetica e il rispetto degli obiettivi spese da queste aziende i piani della produzione e delle riserve di gas e petrolio superano di molto questi limiti.

Di contro, le attività messe in atto dalle stesse per la transizione energetica e le energie rinnovabili sono considerate  praticamente insignificanti. Addirittura, invece, ci sarebbe prove dell’aumento dei profitti e delle attività di ricerca ed esplorazione di combustibili fossili.

Greenwashing a suon di parole

I risultati dello studio di basano sulla contraddizione tra ciò che è stato detto e ciò che è stato fatto.

Le parole non sono sufficienti a portare dei risultati concreti a livello di emissioni ma servono a creare l’impressione, nello scenario comune, che anche le big oil company si stiano muovendo nella direzione giusta per il contrasto alla crisi climatica.

Lo studio conta un aumento notevole dell’utilizzo di parole chiavi legate al clima nei rapporti e comunicazioni di queste compagnie nell’ultimo decennio: British Petroleum ha utilizzato il termine “cambiamento climatico” 300 volte in più.

Talvolta il greenwashing non si ferma all’utilizzo sconsiderato di terminologie collegate a queste tematiche, ma si porta allo step successivo: assoluto divario tra il fatto e il dichiarato. Sia BP che Shell hanno promesso l’impegno alla riduzione degli investimenti per l’estrazione dei combustibili fossi, ed entrambe li hanno invece aumentati.

Un’analisi separata dell’AIE indica che l’investimento in energia pulita da parte delle compagnie petrolifere e del gas è stato di circa l’1% degli investimenti nel 2020.

 

Le risposte delle aziende

ExxonMobil : “Il passaggio a un futuro a basse emissioni richiede soluzioni multiple che possono essere implementate su larga scala. Intendiamo svolgere un ruolo di primo piano nella transizione energetica, pur mantenendo la flessibilità degli investimenti in un portafoglio di opportunità in evoluzione, tra cui ad esempio la cattura del carbonio, l’idrogeno e i biocarburanti, per massimizzare i rendimenti per gli azionisti.”

Chevron: “Ci concentriamo sulla riduzione dell’intensità di carbonio nelle nostre operazioni e cerchiamo di far crescere le attività a basse emissioni di carbonio insieme alle nostre linee di business tradizionali. Stiamo pianificando $10 miliardi di investimenti a basse emissioni di carbonio entro il 2028.”

Shell: “L’obiettivo di Shell è quello di diventare un business energetico a emissioni nette zero entro il 2050, al passo con la società. I nostri obiettivi assoluti e di intensità a breve, medio e lungo termine sono coerenti con l’obiettivo più ambizioso di 1,5 gradi dell’accordo di Parigi. Siamo stati anche la prima azienda energetica a sottoporre la propria strategia di transizione energetica agli azionisti per un voto, ottenendo un forte sostegno.”

British Petroleum: “Nel 2020 BP ha definito la nostra nuova ambizione, obiettivi e strategia zero netto e nel 2021 ha completato la più grande trasformazione dell’azienda nella nostra storia per realizzarli. Poiché questo documento ripercorre storicamente il periodo 2009-2020, non crediamo che terrà pienamente conto di questi sviluppi e dei nostri progressi.”

 

In risposta allo studio, ogni azienda si è difesa con dichiarazioni di impegno future. Dovremmo crederci questa volta?

 

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