Più di un anno fa, 9 ragazze ecuadoriane tra i 7 e i 14 anni, hanno fatto ricorso contro lo Stato dell’Ecuador per vietare la pratica del gas flaring e chiudere le torri petrolifere esistenti.
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Il gas flaring è una pratica che consiste nel bruciare a 400°C per 24 ore al giorno il gas naturale che fuoriesce dai pozzi petroliferi. Causando non solo un forte inquinamento atmosferico, ma anche la contaminazione delle acque e del suolo circostante, che porta a malattie e decessi prematuri nelle aree, oltre alla distruzione della biodiversità.
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Nella sola amazzonia ecuadoriana sono quasi 450 le torri petrolifere, soprannominate “torri di morte” dai residenti locali. Grazie alla loro azione queste ragazze, nel gennaio scorso, sono riuscite nell’intento di chiuderle, per il loro futuro e le loro comunità.
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La sentenza ha infatti riconosciuto la violazione dei diritti alla salute e a un ambiente sano, ma anche quelli di natura e ambientali sugli accordi internazionali.
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Inoltre, la chiusura dell’attività delle torri porterebbe ad una riduzione delle emissioni che soddisfa almeno il 24% dell’impegno sottoscritto dal governo per il clima.